Il ciclo mestruale accompagna la donna per tutta l’età fertile. E’ la manifestazione evidente dell’azione della natura in rapporto con l’essere umano, in quell’azione evolutiva che è la “continuazione della specie”.
E’ quindi qualcosa di mistico che ci ricorda quanto, nonostante l’uomo si sia progressivamente allontanato da una dimensione “primitiva” e naturale, è, in realtà, profondamente ancora assoggettato alle sue leggi, ai suoi cicli, e alle sue fasi. Esattamente come gli animali, le piante, ed i moti planetari
Il "flusso mensile" è peculiarità profondamente femminile ed è perciò intuitiva ed immediata la sua grande valenza simbolica del rapporto che esiste tra la donna e la sua femminilità. Il sangue delle mestruazioni richiama la purificazione, il sacrificio, la catarsi. La donna “sacrifica” il proprio ovulo non più fertile grazie alla fuoriuscita del sangue, che lo espelle. Contemporaneamente si purifica per propiziare ed accogliere la nuova potenziale vita. La mestruazione rappresenta, quindi, quel passaggio obbligato che permette ad un ciclo di concludersi, predisponendosi al successivo.
Proviamo ad eseguire, quindi l’esercizio che collega, in chiave psicosomatica, i disturbi che vanno ad incidere, sia in modo diretto che indiretto, sul naturale svolgersi del ciclo mestruale. Quanti possiamo elencarne?
Il disagio che la clinica medica definisce dismenorrea (mestruazioni dolorose) , ad esempio, esprime con chiarezza il conflitto (dolore) fra la necessità di esprimere la propria femminilità ed il comportamento tipicamente maschile che molto spesso le donne sono “chiamate” ad interpretare. E’ ormai consueto, infatti, che la donna si esprima nella società con comportamenti che non gli appartengono di natura, quali fermezza, competitività, autorità, responsabilità decisionale in ambiti tipicamente dominio della natura maschile.
A testimonianza del fatto che la donna sia tutt’altro che quell’essere che interpreta il ruolo imposto da una società sempre più basata sulla competizione, cioè espressione di creatività, emozione e spontaneità, la medicina tradizionale cinese l’associa allo “Yin”, ovvero la parte che rappresenta propirio quelle qualità. Toglierle la spontaneità che le è propria, finisce per incidere profondamente sui suoi ritmi naturali e, conseguentemente anche sul ciclo mestruale, che viene vissuto, così, come un “intralcio”. Da qui il dolore, derivante dall’ “attrito” tra queste personalità; tra la femmina fragile e sensibile che si è, ed il "maschio" deciso, forte e sicuro che si deve essere.
Nel disturbo legato all’amenorrea (assenza di mestruazioni), la donna non ha più il ciclo mestruale. Qualcosa dentro di lei si blocca. Non è più in grado di eseguire quel passaggio catartico di purificazione costituito dalla perdita del sangue. Conseguentemente, viene meno la capacità di “covare” lovulo fecondato, perdendo la sua fertilità. Avviene così un ritorno al periodo infantile, antecedente lo sviluppo sessuale, quando era il centro delle attenzioni materne. Chi manifesta questa problematica è perciò spesso una donna che non ha ancora soddisfatto completamente la propria “fame d’amore”, e che quindi sente di aver ancora bisogno di ricevere.
Inconsapevolmente, pregiudica la propria capacità di dare (massima espressione della maternità) così che il corpo, “palcoscenico dell’inconscio”, manifesta questo passaggio; la donna non si sente in condizione di generare e si priva perciò fisicamente di questa capacità. Questo è il motivo per cui, in chiave psicosomatica (oltre che biologica) questo è un disturbo che spesso accompagna altre patologie, notoriamente caratterizzate da una “fame d’affetto” come l’anoressia.
Parlando invece delle mestruazioni irregolari, ci si trova di fronte al fatto che, la donna, sta attraversando un periodo travagliato di “ridefinizione” e rideterminazione del proprio ruolo. Ogni cambiamento richiede infatti un riassestamento che coinvolge il corpo e la mente. Fatalmente accade che, allontanandoci dal sentiero della natura, sopportare orari e velocità che non rispondono ai nostri, trascurando i segnali di avvertimento che lo stress ci procura, abbiamo progressivamente perso la sensibilità e la capacità di ascoltarci. In una società che giudica senza conoscere, dove hanno peso solo i risultati quantitativi, dove le persone devono concentrarsi sul produrre, spegnendo le manifestazioni di disagio, che spinge le persone a forzare i tempi di adattamento alle mutevoli situazioni; dove tutto deve avvenire velocemente, succede che, vacillando l’equilibrio con il mondo esterno, lo squilibrio si riversa, inconsciamente, sulle dinamiche interne.
La spia che rivela il disagio della donna, ssono proprio le mestruazioni “instabili”, espressione del nostro conflitto tra desiderio di normalità (che si riflette sul piano fisico con la regolarità e la ciclicità propria del flusso) e la necessità di dover “rompere” il vecchio equilibrio, non più adeguato alla nuova situazione.
Dopo eventi importanti che includono una spesa energetica ed emozionale importante, come l’aver cambiato lavoro, affrontato un trasferimento, concluso una relazione, la donna deve naturalmente ritrovare la sua stabilità, il suo equilibrio, facendolo con i tempi giusti, con l’autoascolto, la comprensione e la consapevolezza del suo vissuto; altrimenti ciò non potrà che riflettersi sul ciclo, rendendolo “ballerino” ed “instabile” proprio come la propria posizione.