venerdì 12 agosto 2011

Gli effetti del cibo sulla nostra salute

Introduzione

Molti credono che gli esseri umani abbiano sempre mangiato carne: non è così. La struttura dei nostri denti e dell'apparato digerente, testimoniano, infatti, il contrario. Mangiare cibo animale è un fenomeno abbastanza recente, rispetto alla storia dell'evoluzione umana. Gli studiosi hanno infatti appurato che, fino al periodo che vide  l'avvento delle glaciazioni WURM (fenomeno geologicamente collocato a circa 110.000 anni fa e terminato circa 9.600 - 9.700 anni prima di Cristo), l'uomo seguiva un'alimentazione frugivora (frutta, graminacei ,radici ,bacche tuberi, vegetali etc..). Solo in seguito all'avvento delle glaciazioni, l'uomo ha iniziato a nutrirsi di carne, in quanto tutti gli elementi propri della sua dieta erano compromessi dal gelo. In pratica, erano ibernati, e l'uomo ha dovuto ricorrere ad un alimento per lui innaturale come la carne. Alimento che, una volta introdotto nella sua dieta, ha finito col causare epidemie e alti tassi di mortalità, fin quando l'organismo umano non si è "assuefatto" alla sua assunzione.

Agli inizi gli uomini non cacciavano ne allevavano, ma utilizzavano la carne delle carcasse lasciate dai predatori, dato che, la loro struttura fisiologica (unghie, denti etc..) non era quella di un "predatore". L'uomo non ha un becco ricurvo, come i rapaci, o artigli affilati e canini sviluppati e taglienti, come i veri carnivori. Tutti gli animali che si cibano di carne, hanno un tratto intestinale molto corto, circa 3 volte la lunghezza del loro corpo. Questo consente un transito veloce della carne in decomposizione che potrebbe avvelenare il loro organismo, se vi rimanesse troppo a lungo. Hanno inoltre, una saliva molto acida e, il loro stomaco, secerne grandi quantità di acido cloridrico (più di 10 volte di quello secreto dallo stomaco di un essere umano).

La nostra saliva è alcalina e contiene un enzima adatto alla predigestione di alimenti vegetali. Il tratto intestinale umano è 12 volte la lunghezza del corpo. Questo conferma ulteriormente che è funzionale per la digestione di alimenti vegetali, che richiedono una lunga digestione, per il ricco contenuto di fibra.
A causa del tratto digerente così lungo, la carne che ingeriamo, va in putrefazione, alimentando processi fermentativi e proliferazione batterica.

Il confronto anatomico-strutturale, fra essere umano e carnivori naturali, quindi, indica chiaramente la natura vegetariana dell'uomo, così come sembra evidente che lo scostamento dalla sua naturale predisposizione, sia la principale causa di malattia.


Effetti del cibo sulla salute

Centinaia di studi, provenienti dagli Stati Uniti, dall'Europa e dal resto del mondo, indicano chiaramente che, alcuni tipi di alimenti, contribuiscono ad un cattivo stato di salute. Parallelamente esiste una profonda ignoranza, da parte delle persone, su come prendersi cura della propria salute per mantenerla ad un livello ottimale.

L'A.C.S. (American Cancer Society) rivela che il 47% degli uomini ed il 38% delle donne, costituenti la popolazione occidentale, si ammalerà di cancro nel corso della vita e, una su quattro (ma la stima è assolutamente ottimistica), morirà prematuramente, a causa delle cattive abitudini alimentari. Inoltre, come vedremo in un prossimo articolo, queste cattive abituidini, hanno un pesante impatto ambientale, in termini di inquinamento e di impoveroimento delle risorse primarie.

Secondo stime ufficiali, i malati di cancro raddoppieranno entro i prossimi 50 anni. E' quindi giunto il momento di operare profonde riflessioni sul nostro stile di vita ed in particolare, sulle nostre abitudini alimentari. Causa queste, di una vera e propria epidemia di "cattiva salute".

Secondo il Prof. Neal Barnard (George Washington Universitty), nell'ultimo secolo, il consumo di prodotti animali, ha ucciso più persone di tutti gli incidenti d'auto, di tutte le guerre e di tutti i disastri naturali messi insieme. Vediamo come questo possa essere successo e, come, possa ancora accadere.

Le Proteine Animali

Le proteine animali sono tutte quelle provenienti dal regno animale, compresi i volatili ed i pesci. Oltre alle carni, sono fonti di proteine, i derivati e lavorati dal regno animale, come il latte, le uova, i formaggi, etc. Le proteine furono scoperte nel 1893 e considerate un nutriente molto importante, da quì il nome, derivato dal greco "protios", cioè, di primaria importanza.

La visione del "protios" resta fortissima ancora ai giorni nostri. Inizialmente si pensava che le proteine fossero presenti solo in alimenti di origine animale ma, alcuni anni più tardi la loro scoperta, si appurò che le proteine sono abbondantemente contenute anche nei vegetali. Ciò nonostante, resta la convinzione diffusa che, le proteine, possano essere assunte solo da cibi di provenienza animale.

Le Proteine Vegetali

Ciascun cibo vegetale contiene, in adeguate quantità, la maggior parte dei 20 componenti di base delle proteine: gli aminoacidi. Per esempio, 100 Cal di spinaci contengono 12g di proteine - praticamente la stessa quantità di 100 Cal di carne di manzo. Con la differenza che gli spinaci sono privi di grassi e colesterolo, garantiscono il giusto apporto di fibra, di antiossidanti, ferro e calcio. Danno inoltre, un maggiore senso di sazietà.

La Nostra Alimentazione

Secondo recenti studi, la nostra alimentazione ideale dovrebbe basarsi su una certa varietà di verdure, fagioli, lenticchie, cereali, noci, semi oleosi e frutta. Proprio come quella praticata dagli animali più grandi del mondo. Infatti, cosa mangiano animali possenti come l'elefante ed il rinoceronte? La loro poderosa struttura scheletrico-muscolare, di cosa ha bisogno? Di vegetali. Ecco la risposta. Infatti la natura ci regala una grandissima varietà di cibi vegetali ed i loro preziosi nutrienti sono una garanzia per la nostra salute.

Il Prof. Walter Willet, direttore del dipartimento Haward's school of public healt, riferisce che in oltre 30 anni di studi su campioni di popolazione, si è potuto correlare al tipo di alimentazione, i tipi di malattie che si potevano contrarre.

Il consumo di cibi animali aumenta il rischio di contrarre numerose malattie, come il cancro, il diabete, le malattie cardiovascolari, la demenza, le malattie autoimmuni, etc. I motivi di base stanno sugli effetti che le proteine animali hanno sulle nostre singole cellule.

Ogni volta che un tessuto animale viene sottoposto a cottura, si sprigionano delle sostanze tossiche cancerogene: le Amine Eterocicliche (HCA). Più è alta la temperatura di cottura, più se ne sprigionano. Ma se la carne non viene cotta bene, allora ci sono la salmonella, il campylobacter ed altri batteri che solo la cottura può eliminare. Quindi, in ogni caso, la carne non è un alimento sicuro per l'uomo, in tutte le sue forme, come nei suoi lavorati (wurstell, salsicce, etc.).

I vegetali, al contrario, non formano Amine Eterocicliche durante la cottura. Questa è una caratteristica di tutte le carni, anche del pesce. Frutta e verdura fresche, hanno un considerevole contenuto di fibra. Questa dà volume al cibo e lo aiuta a farlo transitare più velocemente attraverso il tubo digerente. Essa assorbe e rimuove le tossine introdotte nel nostro corpo con l'alimentazione a base animale. Ormai è chiaramente accertato da anni di studi: le proteine animali hanno un ruolo determinante nell'insorgenza, lo sviluppo e nella diffusione del cancro.

Sostanze Chimiche

Anche le sostanze chimiche, che costituiscono un aspetto preoccupante della nostra vita quotidiana, hanno un ruolo nell'attivazione di processi cancerogeni. esse sono presenti nei pesticidi, nell'aria e in tutti i tipi di rifiuti industriali.

Il nostro organismo possiede delle difese naturali che disattivano tutte queste sostanze rendendole innocue. Sono processi che si innescano a livello cellulare, grazie all'azione di enzimi chiamati "Mixed Function Oxidase". Quando assumiamo cibi vegetali, questi enzimi neutralizzano le sostanze chimiche con essi ingerite. Quando assumiamo proteine animali, invece, questo meccanismo funziona al contrario, producendo reazioni autoimmuni convertendo queste sostanze chimiche in agenti cancerogeni.

Gli antibiotici, i pesticidi, gli ormoni e le tantissime sostanze chimiche utilizzate per l'alimentazione degli animali da allevamento, rappresentano un ulteriore problema. Queste intossicano l'animale trasferendo nei suoi tessuti, tossine che si aggiungono alle famigerate Amine Eterocicliche, creando le condizioni di attivazione continua del nostro sistema immunitario, mantenendolo sotto continuo  stress.

In conclusione, una dieta povera di proteine animali, riduce il rischio di sviluppare un cancro. Parimenti, una dieta a base di alimenti vegetali ne rallenta o addirittura ne arresta la progressione.

OMS e le Proteine Giornaliere

L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) recependo quanto emanato dalla FDA (Food and Drug Administration) americana, stabilisce l'apporto proteico giornaliero secondo un valore considerato standard di 0,75g per Kg di peso corporeo, normalmente arrotondato ad 1g. Questo vuol dire che una persona di 75 Kg, dovrebbe assumere 75g di proteine al giorno. Un autentico suicidio! Soprattutto se dovessimo assumerle principalmente da fonti animali.

E’ stato provato che un consumo eccessivo di proteine animali, oltre i 30 gr al giorno provoca acidosi e stress dell’organismo. Anche le proteine vegetali se consumate in eccesso producono accumulo. Quindi, le quantità consigliate dall'OMS sono oltremodo eccessive (tra l'altro la stessa FDA rivede al ribasso tale quantità che era di 300g negli anni '70). L'apporto giornaliero di proteine, per un essere umano, dovrebbe aggirarsi tra gli 11 ed i 25 grammi (11 per un bambino in fase di crescita; 25 per un adulto in fase di mantenimento).

Ancora una volta è il caso di ribadire che frutta, verdura, cereali e legumi possono fornire tranquillamente l'apporto proteico ottimale, di cui necessita l'organismo. E' importante che questi prodotti vengano consumati nella loro forma "integrale", dato che le lavorazioni industriali rimuovono gran parte delle vitamine e dei sali minerali, nonché gli antiossidanti che questi cibi contengono normalmente.

martedì 12 aprile 2011

Climaterio e Menopausa

Rispondo alla cortese sollecitazione di una lettrice del blog, con un piccolo articolo.
Tra i 40 e i 50 anni, ma talvolta anche prima, si assiste nella donna al processo conosciuto come climaterio: un fisiologico e progressivo calo nella produzione di ormoni sessuali da parte delle ovaie, che porta alla cessazione dell'attività endocrina e, con essa, alla scomparsa delle mestruazioni. Questo momento sancisce il passaggio ad un nuovo stato: la menopausa.
Questo passaggio è normalmente preceduto da un periodo più o meno lungo caratterizzato da una progressiva perdita della regolarità del ciclo, con la manifestazione di anomalie sia del ritmo (il ciclo alcune volte “anticipa”, altre, invece, ritarda), sia dell'entità del flusso.

Sia ben chiara una cosa: questa manifestazione è del tutto naturale ed è ben lungi dal dover essere considerata una malattia, tanto fisica quanto psicologica. Anche se, i disagi, investono sia la sfera fisica che quella psichica. La natura, fornisce numerosi prodotti che possono essere d'ausilio nell'affrontare questo delicato periodo di transizione. 
Tali rimedi vengono, in genere, consigliati quando le manifestazioni, che molto spesso accompagnano il climaterio, e che sono dovuti alla carenza di estrogeni (palpitazioni, vampate, disturbi dell'umore ecc.), condizionano la qualità della vita.
Oltre ai citati fenomeni legati alle mutate funzionalità endocrine, un altro aspetto preoccupa, di solito, la donna che si approssima alla menopausa o che la sta attraversando: l’osteoporosi.

Molti fitoterapici con il loro contenuto in fitoestrogeni, sono in grado di dare sollievo a molti disturbi della menopausa (vampate, sbalzi d’umore, secchezza vaginale ecc.) e di svolgere un’efficace azione equilibratrice. Il trifoglio rosso (che contiene isoflavoni che hanno struttura chimica molto simile a quella degli estrogeni, come la genisteina, ladaidzeina e la gliciteina). La cimicifuga (che inibisce l’ormone luteinizzante LH, il cui aumento è implicato in molte manifestazioni sintomatiche della menopausa), la salvia, il luppolo, l’agnocasto, l’Angelica e la dioscorea.

La Naturopatìa può alleviare gli squilibri occorrenti in menopausa anche con l’opportuno utilizzo di oligoelementi. Con l’apporto cioè di quegli elementi minerali che, per le variate condizioni di funzionamento dell’apparato endocrino, subiscono scompensi. 
Manganese - Cobalto - Zinco - Rame – Litio ed altri piccoli aiutanti possono validamente contribuire al riequilibrio agognato. Ovviamente, è vivamente sconsigliata la pratica del "fai da te". Bisogna sempre essere assistiti da persona, medico o naturopata, competente.

Per quanto attiene l’osteoporosi, è consigliabile ridurre drasticamente prodotti lattocaseari a favore di alimenti alcalinizzanti (quali frutta e verdura di stagione) che, per loro natura, forniscono apporti vitaminici utili alla fissazione del calcio. Ma questo è un argomento che intendo approfondire separatamente, data la sua necessaria, articolata trattazione.

Un ingrediente importantissimo dev’essere aggiunto a qualsivoglia forma di ausilio ci si appresti ad utilizzare. Questo è la gioia di vivere. La voglia di continuare a godere dei piaceri che, soprattutto per cultura, sono considerati appannaggio dell’eta pre-menopausa. Una sessualità, finalmente più serena e consapevole.
La menopausa è semplicemente una nuova fase della vita e, come tale dev’essere vissuta, con lo spirito di scoperta delle nuove opportunità che la vita e, la nostra natura, ci propongono perché ormai maturi per il compito.

Giuseppe Lepore

sabato 26 marzo 2011

psicosomatica del ciclo mestruale


Il ciclo mestruale accompagna la donna per tutta l’età fertile. E’ la manifestazione evidente dell’azione della natura in rapporto con l’essere umano, in quell’azione evolutiva che è la “continuazione della specie”.
E’ quindi qualcosa di mistico che ci ricorda quanto, nonostante l’uomo si sia progressivamente allontanato da una dimensione “primitiva” e naturale, è, in realtà, profondamente ancora assoggettato alle sue leggi, ai suoi cicli,  e alle sue fasi. Esattamente come gli animali, le piante, ed i moti planetari

Il "flusso mensile" è peculiarità profondamente femminile ed è perciò intuitiva ed immediata la sua grande valenza simbolica del rapporto che esiste tra la donna e la sua femminilità. Il sangue delle mestruazioni richiama la purificazione, il sacrificio, la catarsi. La donna “sacrifica” il proprio ovulo non più fertile grazie alla fuoriuscita del sangue, che lo espelle. Contemporaneamente si purifica per propiziare ed accogliere la nuova potenziale vita. La mestruazione rappresenta, quindi, quel passaggio obbligato che permette ad un ciclo di concludersi, predisponendosi al successivo.
Proviamo ad eseguire, quindi l’esercizio che collega, in chiave psicosomatica, i disturbi che vanno ad incidere, sia in modo diretto che indiretto, sul naturale svolgersi del ciclo mestruale. Quanti possiamo elencarne?

Il disagio che la clinica medica definisce dismenorrea (mestruazioni dolorose) , ad esempio, esprime con chiarezza il conflitto (dolore) fra la necessità di esprimere la propria femminilità ed il comportamento tipicamente maschile che molto spesso le donne sono “chiamate” ad interpretare. E’ ormai consueto, infatti, che la donna si esprima nella società con comportamenti che non gli appartengono di natura, quali  fermezza, competitività, autorità, responsabilità decisionale in ambiti tipicamente dominio della natura maschile.

A testimonianza del fatto che la donna sia tutt’altro che quell’essere che interpreta il ruolo imposto da una società sempre più basata sulla competizione, cioè espressione di creatività, emozione e spontaneità, la medicina tradizionale cinese l’associa allo “Yin”, ovvero la parte che rappresenta propirio quelle qualità.  Toglierle la spontaneità che le è propria, finisce per incidere profondamente sui suoi ritmi naturali e, conseguentemente anche sul ciclo mestruale, che viene vissuto, così, come un “intralcio”. Da qui il dolore, derivante dall’ “attrito” tra queste personalità; tra la femmina fragile e sensibile che si è, ed il "maschio" deciso, forte e sicuro che si deve essere.

Nel disturbo legato all’amenorrea (assenza di mestruazioni), la donna non ha più il ciclo mestruale. Qualcosa dentro di lei si blocca. Non è più in grado di eseguire quel passaggio catartico di purificazione costituito dalla perdita del sangue. Conseguentemente, viene meno la capacità di “covare” lovulo fecondato, perdendo la sua fertilità. Avviene così un ritorno al periodo infantile, antecedente lo sviluppo sessuale, quando era il centro delle attenzioni materne. Chi manifesta questa problematica è perciò spesso una donna che non ha ancora soddisfatto completamente la propria “fame d’amore”, e che quindi sente di aver ancora bisogno di ricevere.

Inconsapevolmente, pregiudica la propria capacità di dare (massima espressione della maternità) così che il corpo, “palcoscenico dell’inconscio”, manifesta questo passaggio; la donna non si sente in condizione di generare e si priva perciò fisicamente di questa capacità. Questo è il motivo per cui, in chiave psicosomatica (oltre che biologica) questo è un disturbo che spesso accompagna altre patologie, notoriamente caratterizzate da una “fame d’affetto” come l’anoressia.

Parlando invece delle mestruazioni irregolari, ci si trova di fronte al fatto che, la donna, sta attraversando un periodo travagliato di  “ridefinizione”  e rideterminazione del proprio ruolo. Ogni cambiamento richiede infatti un riassestamento che coinvolge il corpo e la mente. Fatalmente accade che, allontanandoci dal sentiero della natura, sopportare orari e velocità che non rispondono ai nostri, trascurando i segnali di avvertimento che lo stress ci procura, abbiamo progressivamente perso la sensibilità e la capacità di ascoltarci. In una società che giudica senza conoscere, dove hanno peso solo i risultati quantitativi, dove le persone devono concentrarsi sul produrre, spegnendo le manifestazioni di disagio, che  spinge le persone a forzare i tempi di adattamento alle mutevoli situazioni; dove tutto deve avvenire velocemente, succede che, vacillando l’equilibrio con il mondo esterno, lo squilibrio si riversa, inconsciamente,  sulle dinamiche interne. 

La spia che rivela il disagio della donna, ssono proprio le mestruazioni “instabili”, espressione del nostro conflitto tra desiderio di normalità (che si riflette sul piano fisico con la regolarità e la ciclicità propria del flusso) e la necessità di dover “rompere” il vecchio equilibrio, non più adeguato alla nuova situazione.
Dopo eventi importanti che includono una spesa energetica ed emozionale importante, come l’aver cambiato lavoro, affrontato un trasferimento, concluso una relazione, la donna deve naturalmente ritrovare la sua stabilità, il suo equilibrio, facendolo con i tempi giusti, con l’autoascolto, la comprensione e la consapevolezza del suo vissuto; altrimenti ciò non potrà che riflettersi sul ciclo, rendendolo “ballerino” ed “instabile” proprio come la propria posizione.

domenica 20 marzo 2011

Naturopatia: una medicina complementare

Carissimi amici, appassionati e, occasionali avventori.
L'obiettivo che mi pongo, attraverso questo mio blog, è quello di diffondere la cultura e l'informazione, circa una disciplina arrivata in europa dagli Stati Uniti, ma vecchia, nelle sue radici, di migliaia di anni: la Naturopatia.

Per molti, questo termine potrà risultare sconosciuto o suonare come un sentito dire, senza sapere cosa possa veramente significare. Pertanto, con questo mio primo post, vado a fare una piccola opera di informazione. Sono sicuro che, sollecitato dalle vostre curiosità e dalle vostre domande, riempirò questo spazio di contenuti utili ed  interessanti per tutti noi. Vado quindi a presentare la
“Naturopatia: una medicina complementare”.

L'enciclopedia on line Wikipedia cita:
La medicina naturopatica (o naturopatia) è un insieme di pratiche di medicina complementare, i cui fondamenti teorici furono raccolti da principi salutistici di diversa provenienza. Formulati alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti per poi diffondersi, in diverse forme, nel resto del mondo. Essa ha come obbiettivo la stimolazione della capacità innata di autoguarigione o di ritorno all'equilibrio del corpo umano, denominata omeostasi, attraverso l'uso di tecniche e di rimedi di diversa natura, e attraverso l'adozione di stili di vita sani e in armonia con i "ritmi naturali".
 

La Naturopatia è una disciplina salutistica riconosciuta dall’ OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità).
Essa raccoglie l'eredità ed i contributi dalla medicina allopatica, per quanto attiene i principi di anatomia e fisiologia del corpo umano e della quale non è sostitutiva ma complementare. Dalla medicina ayurveda, dalla Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e da tutte quelle discipline olistiche che operano il riequilibrio energetico dell'individuo. Parlo quindi della floriterapia dei Fiori di Bach, della cromoterapia e di tutte quelle tecniche di massaggio e manipolazione quali la riflessologia plantare, il massaggio craniosacrale, la digitopressione e tutte quelle tecniche che, con il tocco, recano il “messaggio” di riequilibrio dei flussi di energia nel corpo umano.

Uno dei cavalli di battaglia della Naturopatia è la fitoterapia. La medicina occidentale, nel suo lungo percorso di evoluzione ne porta un significativo contributo, ormai ceduto alle cronache del passato. Così come essa è uno dei perni delle due maggiori espressioni della medicina orientale, cioè: la medicina ayurveda e la medicina tradizionale cinese, prima citate.

La Naturopatia vede nel Naturopata il suo rifeimento specialistico.
Egli, agisce favorendo l’innata capacità di risanamento, propria dell’organismo (Vis Medicatrix Naturae), armonizzando,  con metodi naturali, le funzioni corporee e ripristinando gli equilibri alterati da abitudini di vita scorrette, come l’errata alimentazione, l’inquinamento e tutti quegli eventi stressanti, ormai tipici, dovuti ai ritmi sempre più frenetici della società moderna.

Il Naturopata non si sostituisce al medico allopatico ma ne integra l’azione, spesso, accelerando i processi di guarigione e riducendo le conseguenze degli effetti collaterali dovuti all'azione dei farmaci assunti.
Persegue questo obiettivo, attraverso azioni di riequilibrio energetico, e proponendo modelli di vita più rispettosi della natura,  per il mantenimento dello stato di salute di ogni persona.